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lunedì 20 luglio 2015

INTERVYOU. Nel privé con Angelo Orazio Pregoni, intervistato da Marla Lombardo.


“... Poiché il profumo è fratello del respiro. Con esso penetrava gli uomini, a esso non potevano resistere, se volevano vivere. E il profumo scendeva in loro, direttamente al cuore e là distingueva categoricamente la simpatia dal disprezzo, il disgusto dal piacere, l’amore dall’odio. Colui che dominava gli odori, dominava il cuore degli uomini.
da “Il Profumo” di Patrick Süskind
Il prossimo ospite di Intervyou, il privé di Untitled Magazine, è ANGELO ORAZIO PREGONI.
1. Brillante Naso creatore di profumi artigianali in serie limitate con etichetta indipendente "O'DRIÙ"; artista non-convenzionale che ha sviluppato performances basate sul senso dell'olfatto. Provocatore e visionario come solo un ricercatore alchimista può essere che ha tracciato una volta per tutte il confine tra arte e profumo.
Premesso che pretendo risposte che vadano in profondità, non in lunghezza, chi è, a parte tutto questo, Angelo Orazio Pregoni?

Ultimamente me lo sto chiedendo anche io! Sembra che le mie attività si stiano adattando sempre di più al mio pensiero, con una velocità di realizzazione impensabile per me sino a qualche anno fa. La cosa mi sorprende e mi piace, un tempo mi avrebbe spaventato. Quindi per definirmi non mi resta che confermarti che io sono Angelo Orazio Pregoni, una somma di esperienze e di sentieri, di paure ormai lontane e di azzardi, di occasioni fallite e di altre inventate,  di scelte da pura testa di cazzo e altre coatte. Credo di essere alla giusta fermata del treno.

2. Quando hai cominciato ad approcciarti all’Arte del Profumo, qual è stata la spinta per cominciare?

La spinta è stata inventare l’arte nel mondo del profumo. Perché questo vocabolo assume sempre connotazioni rarefatte e mai esplicite. Sembra che tutto sia arte, ma in realtà è artefatto. Si confondono vocaboli quali lusso e artigianale con l’arte, che non è un valore aggiunto, ma un concetto da aggiungere! L’arte non è creativa, è separata è irraggiungibile. Io ho usato il naso e l’olfatto per raggiungere l’arte, con ponti fatti di provocazione più che di patetiche forme para-sensibili che si traducono in semplici puttanate commerciali. Provocare significa “chiamare avanti” e personalmente credo di aver spostato il mondo polveroso della profumeria di almeno un secolo in avanti! Poi a un certo punto ti guardi indietro e vedi un sacco di idioti che ti scimmiottano non capendo nulla! E pensi, con chi potrei passare due ore a cena stasera?


3. Cosa pensi quando crei un profumo? A cosa ti ispiri?

Cerco di ridefinire in termini olfattivi un concetto o un’esperienza. Tenendomi lontano dagli stereotipi della profumeria, quelli che farebbero crescere i baffi persino a Candy Candy tanto sono mielosi! I miei profumi per intendersi sono fuori tempo, pur governando il tempo. I miei profumi sono nostalgici come il ricordo della masturbazione con Postalmarket, che è il riassunto delle mie azioni anti-marketing: già a quattordici anni avevo capito come usare la pubblicità! Quindi è come se tagliassi un’idea da un punto di vista diverso. La mia è un’inquadratura sotto il tavolo, non sopra: scarpe rosse con il tacco, l’altro con i pantaloni poco stirati, quello con i calzini corti ma di marca, quella che le gambe le apre quando nessuno vede: tutto ciò cosa significa? Cosa racconta? Il nome di questo profumo potrebbe essere “Pausa Caffè” e potrebbe raccontare mille storie e mille ansie attorno a una semplice tazzina di caffè!

4. Gli odori sono importanti quanto i profumi?

La definizione di profumo è frutto di una educazione che induce a pensare cosa sia buono e cosa non lo sia! L’odore ha a che fare con la nostra vera natura, l’odore è educativo di per sé stesso non avendo necessità di confrontarsi con il mondo dell’etica e della morale se non dopo l’esperienza stessa. Questa è una vera intuizione, relazionare l’odore alla cultura e persino al linguaggio!




5. Secondo te esiste un “codice” del profumo che fa distinzione fra mattina e sera, fra donna e uomo, fra giovane e vecchio? Qual è il tuo personale “codice”?

Non c’è un codice e non esiste un modo per crearlo se non attraverso la massificazione del desiderio, ossia la pubblicità.

6. Il profumo si costruisce o si eredita?

Il proprio lo si costruisce ogni attimo, relazionandosi con gli odori degli altri.

7. Chi riconosci come tuoi simili?

I miti degli antichi greci! Spesso mi ritrovo nei panni di Perseo! E tutti quelli che non hanno miti collettivi.

8. Qual è il profumo per cui senti di meritare l’immortalità?

Peety, un profumo che va addizionato con dieci gocce di pipì per essere unico e diverso da ogni altro Peety, il primo tailor-made pop della profumeria.

La campagna della fragranza "Peety"
Photographer credits - Albino Ventura


9. Ami le collaborazioni sopra le righe con artisti e creativi, designer e chef, cosa pensi dell’arte contemporanea? Qual è il messaggio che cerchi di veicolare con la tue performance?

Non penso nulla dell’arte contemporanea, la faccio! Dell’arte non si parla altrimenti la si annienta ogni volta che la si definisce. Amo collaborare con tutti quelli che abbiano almeno la capacità di meravigliarsi! Con le mie performance creo mondi sinergici paralleli, per capirlo bisogna osservare attentamente la costruzione delle foto, tutto è spontaneo, tutto scorre e tutto è frutto di emozioni derivanti dall’olfatto, gli altri sensi nelle mie performance sono addirittura annichiliti o abusati, il risultato è lo stesso.

RE_VELATION Barcellona 2015

RE_VELATION Barcellona 2015
RE_VELATION Barcellona 2015
RE_VELATION Barcellona 2015
RE_VELATION Barcellona 2015
I profumi creati per l'evento, in collaborazione con lo scultore Marco Ventura

10. Cosa accadrà in futuro? Hai qualche progetto o evento in programma?

Credo che in futuro mi capiterà di morire. Spero di poter avere un funerale atipico, con un sacco di gente sconosciuta.

11. E a Milano, dove vivi e lavori, che scena vedi? Cosa sta succedendo in questa città?

Vedo la Darsena! Diciamo che Milano è una città profondamente stupida. Stupide mode, locali stupidi, stupidi modi di dire, stupida musica, stupida urbanistica. Ma è una fonte di continua ispirazione se vuoi evitare il trash o raccontarlo, almeno lo conosci.


12. Tre aggettivi che ti rappresentano.

Niente da fare! Ti ho mai raccontato di quella rissa al bar?


13. Cosa fa Angelo Orazio quando non è un "Naso"?

Il Capotto!







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